di Fabrizio Bellavista*
L’operazione “Voucher Innovation Manager”, a cura del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), per quanto riguarda le aziende, è stata divisa in tre fasi ed entra ora in un nuovo scenario.
Infatti, il Decreto direttoriale del giorno 26.11.2019, ha disposto la proroga del termine finale per la compilazione delle domande di accesso all’agevolazione alle ore 12.00 del 6.12.2019 e la posticipazione del click day per l’invio finale delle domande di accesso alle agevolazioni, a partire dalle ore 10.00 del 12.12.2019. Ricordiamo che le domande verranno accolte in ordine cronologico, fino all’esaurimento dei fondi stanziati: è quindi essenziale la massima velocità nell’invio.
Il Decreto direttoriale del giorno 26.11.2019, ha disposto la proroga del termine finale per la compilazione delle domande di accesso all’agevolazione alle ore 12.00 del 6.12.2019 e la posticipazione del click day per l’invio delle domande di accesso alle agevolazioni dalle ore 10.00 del 12.12.2019.
Riprendiamo quindi il tema “Voucher Innovation Manager” già da noi trattato. In sintesi: le micro, piccole e medie imprese possono chiedere un voucher (le risorse stanziate dalla legge di bilancio 2019 per le annualità 2019 e 2020 è complessivamente pari a 50 milioni di euro) per supportare progetti di trasformazione tecnologica e digitale in chiave di Impresa 4.0. Questo voucher servirà ad avere a propria disposizione le competenze di un Innovation Manager che, come è esaustivamente spiegato in questa pagina del MISE sono: big data e analisi dei dati; cloud, fog e quantum computing; cyber security; integrazione delle tecnologie della Next Production Revolution (NPR) nei processi aziendali; simulazioni e sistemi cyber-fisici; prototipazione rapida; sistemi di visualizzazione, realtà virtuale (VR), realtà aumentata (RA); robotica avanzata e collaborativa; interfaccia uomo-macchina; manifattura additiva e stampa tridimensionale; internet delle cose e delle macchine; integrazione e sviluppo digitale dei processi aziendali; programmi di digital marketing; programmi di Open Innovation. E, per concludere: applicazione di nuovi metodi organizzativi nelle pratiche commerciali e avvio di percorsi finalizzati alla quotazione di mercati regolamentati e non regolamentati.
La lista degli Innovation Manager già completata (ma si parla di una possibile riapertura entro tempi brevi) è pubblicata da Unioncamere.
Questa promozione governativa che, nella sua prima fase, è per forza di cose limitata, deve indurre tutte le PMI a porsi una domanda che va al di là del conseguimento del supporto sopra citato: cosa si deve fare per intraprendere, con il miglior risultato possibile, la strada dell’innovazione negli ambiti della trasformazione tecnologica e digitale – quella che comunemente viene definita Digital Transformation? Ebbene, abbiamo usato la frase “con il miglior risultato possibile” proprio perché qualsiasi azione innovativa, per sua natura, presenta percentuali di errore fisiologiche che non devono scoraggiare né precludere la strada intrapresa. Anzi, l’errore è esso stesso un momento insostituibile del processo innovativo. Consapevoli di questa discriminante, si può procedere tenendo presente un’istanza di base che permetta: a) di rendere più efficace l’introduzione di un’innovazione; b) di far diminuire la probabilità di errore: si tratta della condivisione interna all’organizzazione. Riunire in un comitato permanente le figure di spicco (attenzione, non stiamo parlando per forza solo di figure gerarchicamente alto-posizionate) per un brainstorming a cadenza settimanale è foriero (con o senza Innovation Manager) di maggiore attenzione, maggior creatività nel problem solving, maggiore coinvolgimento e miglioramento del clima interno. Condividere, infatti, una cultura digitale significa ovviamente includere e coinvolgere, per prima cosa, gli stessi processi interni.
Le scelte che comunque un’organizzazione deve affrontare al di là dell’operazione “Voucher Innovation Manager” per progredire sulla strada tracciata dal progresso richiedono dunque un’operazione di focalizzazione del valore interno, molta esperienza umana, forte consapevolezza e, come nei giorni scorsi ha ribadito il filosofo Luciano Floridi a Milano, di tenere conto del “capitale semantico” che serve a dare significato e connettere tanti singoli punti separati tra loro e quindi a dare un senso compiuto e una coerenza a quello che facciamo. Tutto ciò tenendo sempre al centro l’uomo che si avvia a diventare un moderno “pastore digitale”.
* Fabrizio Bellavista entra nel mondo digitale dal ’97, stesso anno in cui accosta il marketing emozionale e fonda il “Premio Cultura di Rete” nel 1999. E’ attualmente Digital Transformation Consultant, partner di “Emotional Marketing Lab”, membro dell’Associazione Italiana Studi Marketing e capo dipartimento “Neuromarketing e sharing economy” dell’Associazione Neuromarketing AINEM. E’ co-autore dei libri “Idee” (Advertiser Edizioni), “La Logica del Fluire. Che mercato saremo” (Fausto Lupetti Editore), e “Io tu NOI gli altri” (Aracne Editrice).