Lo smartworking durante la pandemia ha avuto un’ampia diffusione e assolto ad una funzione completamente diversa rispetto a quella per cui era stato pensato: quella di tutelare la salute pubblica e di consentire la prosecuzione delle attività produttive. Ma si è trattato di vero smartworking? E chi ha pagato il prezzo più alto?
Nella cd nuova normalità si profila uno scenario per cui oltre 5 milioni di persone lavoreranno in smartworking; per l’universo imprenditoriale e sindacale si tratta di una vera e propria rivoluzione.
Ma siamo preparati ad affrontare questo salto di paradigma? E quale ruolo il sindacato potrà rivestire in questo mutato scenario?
Sappiamo che essere donne al tempo del covid ha pesato moltissimo. Uno dei punti più importanti su cui le parti sociali assieme alla politica dovranno spendersi sarà quello di costruire percorsi per prevenire l’abbandono del lavoro da parte delle donne, la segregazione professionale, le disparità retributive.
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