Nell’ambito del Convegno Nazionale Sisec Annalisa Rosiello interviene alla sessione dal titolo Senso, significato e qualità della vita lavorativa con un intervento dal titolo: Qualità della vita lavorativa (e personale-familiare): la conciliazione vita-lavoro. L’approccio giuridico.
In merito al tema oggetto della sessione, viene esaminata una innovativa casistica giurisprudenziale che – considerando prevalente la qualità della vita e la salute di lavoratrici madri con figli in tenera età e di caregiver familiari in generale – applica la normativa anti-discriminatoria nel caso in cui le imprese non vengano incontro alle loro esigenze (discriminazione c.d. organizzativa).
Sul piano metodologico, il contributo si propone dunque di presentare tesi, norme e sentenze sul tema, per arricchire il dibattito sul lavoro in una prospettiva che tenga conto delle molteplici esigenze da considerare e adeguatamente bilanciare quando si tratta del lavoro di categorie “fragili” sul piano sociale, personale e familiare.
Il benessere lavorativo, la qualità del lavoro e lo stesso senso del lavoro molto passa dall’accoglienza e dal rispetto di questi bisogni (temporanei o permanenti).
Per contro, il mancato ascolto di questi bisogni, è spesso causa di malessere e stress, di disaffezione (intention to leav) e, progressivamente, di abbandono del lavoro (great resignation), quindi di pregiudizio anche per le organizzazioni (e per la società tutta).
E’ importante considerare- dal punto di vista giuridico – che la mancata attenzione ai bisogni primari può anche sfociare in discriminazioni o molestie a sfondo discriminatorio (oggi precisate anche dalla convenzione ILO 190/2019 recepita nel nostro paese con l. 4/2021) e quindi originare conseguenze economiche, organizzative, reputazionali anche gravi per il datore di lavoro.
E’ dunque interesse di entrambe le parti e dei rispettivi rappresentanti sindacali e legali definire e attuare soluzioni che contemporaneamente accrescano benessere nelle persone e migliorino complessivamente l’ambiente lavorativo e, dall’altra parte, evitino incomprensioni, criticità o contenziosi.
Vengono dunque a sintetizzare questo principio: alla luce di fonti sovranazionali, di principi di rango costituzionale, della normativa in tema di salute e sicurezza e della normativa antidiscriminatoria, l’organizzazione del lavoro deve, a condizioni di ragionevolezza, venire incontro alle primarie esigenze personali, familiari e sociali dei lavoratori e delle lavoratrici adottando soluzioni appropriate e condivise che possano armonizzare tempi e modalità della prestazione con le esigenze familiari e personali.
Molto importante, per realizzare appieno queste finalità, la presenza di attività e di figure preparate: la formazione mirata per dipendenti e manager nonché la presenza di figure sindacali e aziendali sensibili e formate sul piano relazionale e giuridico, nonché di figure terze (diversity manager, disability manager, consigliere e consiglieri di fiducia) rappresentano alcuni tra i presupposti fondamentali per il funzionamento del modello. Inoltre i datori di lavoro devono esser pronti a fare un passo di lato rispetto a cliscé che ormai suonano sempre più obsoleti, quali quello dell’intoccabilità della prerogativa datoriale concernente l’organizzazione del lavoro.
Agendo diversamente, il datore di lavoro rischia di compromettere la dignità, la libertà e la salute della persona e, dal punto di vista giuslavoristico, di esporsi a contenzioso in materia anti-discriminatoria e di tutela della salute e sicurezza.
Qui il programma completo dell’evento.