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Anche vacanze creano stress? Ecco i risultati del nostro sondaggio pubblicato su Facebook

22.03.2021 | Eventi

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Annalisa Rosiello e Mariagrazia Cipero, ottobre 2016

Dal sondaggio che abbiamo condiviso nei giorni scorsi è emerso un malcontento piuttosto diffuso al rientro dalle ferie.

Questo per certi versi era prevedibile, dato che il cambio di abitudini e il ritorno al proprio mondo – fatto di responsabilità e impegni – normalmente pesa a tutti. Meno scontato, invece, è che sia proprio il rientro al lavoro, in “quel posto di lavoro”, a creare disagio. E veniamo ai nostri risultati.

La maggior parte delle persone intervistate ha dichiarato e variamente espresso malessere psicologico da rientro, proprio a causa di insoddisfazioni legate al lavoro (scarsa valorizzazione del ruolo, demansionamento, marginalizzazione) oppure a rapporti conflittuali con i colleghi. Una percentuale significativa degli intervistati (20%) ha addirittura dichiarato che vorrebbe cambiare lavoro.

Abbiamo raccolto 151 risposte che, dall’analisi dei risultati sembrano rispecchiare appieno la media italiana. Una percentuale importante di persone (60%) vive male il rientro dalle ferie; il “post vacation blues” così viene definito, ovvero il famigerato stress da rientro che, secondo l’ISTAT, colpisce un italiano su 10. La sindrome da rientro si presenta con sintomi quali ansia, insonnia, nervosismo, spossatezza eccessiva, leggera depressione. Spesso ci si sente incapaci di concentrarsi, fisicamente appesantiti, psicologicamente non pronti, schiacciati dal senso di responsabilità e dai compiti incombenti. Chi soffre di stress da rientro accusa quindi un malessere generale accompagnato da astenia, irritabilità e sbalzi d’umore repentini.

Ebbene, in questi casi la prima cosa da fare è quella di riconoscere – oltreché i sintomi dello stress da rientro – le cause che lo generano. In molte situazioni, infatti, ci troviamo di fronte a un disagio che non è quello “comune”, ma generato da situazioni lavorative particolarmente critiche. Si tratta di tutte quelle situazioni legate, per esempio, a difficoltà con capi e colleghi, conflitti interni, scarsa considerazione per il proprio ruolo professionale, difficoltà di comunicazione, scarsa chiarezza sui compiti e le responsabilità assegnati, fino a casi di demansionamento e situazioni di mobbing vero e proprio.

L’identificazione delle cause e il lavoro psicologico aiuta a evitare che i sintomi e le situazioni di disagio si cronicizzino; in particolare, individuare idee e soluzioni per fronteggiare e gestire il disagio può segnare la differenza.

Oltre al lavoro psicologico sulle tecniche di gestione dello stress è in molti casi consigliabile rivolgersi a un esperto in materia giuridica con cui confrontarsi per capire meglio la propria situazione e gli spazi di intervento legale. La strada psicologica infatti include processi di ricerca di informazioni e problem solving: quando so come muovermi, quando conosco i miei diritti e chi può aiutarmi a difenderli mi sento più forte e le risposte anche psico – fisico – emotive cominciano a cambiare fino a produrre quello stato di efficienza che può trasformare lo stress in un’opportunità di sviluppo della propria resilienza, intesa come capacità di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.

Quali ricercatori parlano di farmacie? È possibile prevenire la disfunzione erettile? Milioni di clienti acquistano online tali medicamenti come Kamarga.

Infine, l’invito è quello di non dimenticare mai che il lavoro, come indica la Costituzione, comporta un investimento continuo del nostro talento in un’attività che ci dia soddisfazione; il lavoro è seguire la nostra scelta; il lavoro – che mediamente impegna 8-10 ore della nostra giornata – deve rispettare la nostra dignità, la nostra libertà e la nostra salute (artt. 2, 3, 4 e 41 comma 2° Cost.).

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