Di Federico Lucia*
L’evoluzione delle organizzazioni, della tecnologia e dell’esperienza maturata dal management e dai lavoratori, permette oggi di poter costruire un modello di business capace di sopravvivere al Covid-19.
Non soltanto questo: la “lesson learned” appresa andrà a costituire un patrimonio inestimabile per il mondo imprenditoriale, che si è visto costretto ad accelerare su temi quali digitalizzazione, politiche del personale, cultura organizzativa risk-based e rinnovata attenzione sul tema della sicurezza del lavoro.
Il nuovo protocollo condiviso del 6 aprile 2021
Il recente “Protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2/COVID-19 negli ambienti di lavoro” del 6 aprile 2021, aggiorna le disposizioni stabilite nel 2020, forte della maturata esperienza nel contrasto alla pandemia.
Il nuovo Protocollo ha la funzione di allineare le misure alla più recente normativa, con particolare riferimento al DPCM 2 marzo 2021 e prevede alcune importanti novità:
sull’uso dei dispositivi di protezione individuale, viene esplicitamente richiesto l’utilizzo di mascherine chirurgiche o di livello superiore, fatta esclusione per i lavori in solitaria. Questa misura vuole porre un freno all’utilizzo negli ambienti di lavoro di mascherine in tessuto e non certificate come prescritto dalla norma UNI EN 14683:2019.
Sulle trasferte, viene posto un principio di responsabilizzazione del Datore di Lavoro, il quale deve valutare il rischio della trasferta rispetto al pericolo di contagio, anche avvalendosi della collaborazione di RSPP e Medico Competente.
Sulla riammissione al lavoro, viene prescritta l’effettuazione del tampone molecolare o antigenico da parte del lavoratore positivo oltre il ventunesimo giorno, e la visita medica di rientro da parte del Medico Competente per i lavoratori ricoverati per Covid-19. Questa prescrizione regolarizza, almeno all’interno del mondo produttivo, l’anomalia per cui una persona positiva al secondo tampone viene considerata clinicamente guarita da parte dell’Autorità Sanitaria una volta decorsi 21 giorni, per ragioni di natura più organizzativa che scientifica.
Un piano pandemico efficace
Sviluppare un piano pandemico efficace è possibile ed economicamente sostenibile. Non soltanto: le aziende che riusciranno a mantenerlo e a farlo rispettare, rientrerannodegli investimenti effettuati sia grazie ai contributi statali che in virtù di una rinnovata resilienza organizzativa.
Alcuni consigli:
Prevedere un Comitato di Crisi presieduto ai più alti livelli manageriali e che contempli al suo interno esponenti di Risorse Umane, Logistica, Amministrazione, Acquisti, Sicurezza e Medicina del Lavoro, Comunicazione, Formazione, Organizzazione e IT. Fondamentale il coinvolgimento della componente sindacale, in una vera e propria alleanza volta a tutelare al salute dei lavoratori;
Dotarsi di rilevatori della temperatura interfacciati ai dispositivi di controllo accessi;
Dotarsi di una scorta adeguata di dispositivi di protezione individuale quali, ad esempio: mascherine chirurgiche, mascherine FFP2/FFP3, occhiali antispruzzo o visiera integrale, tuta protettiva, guanti, calzari;
Stabilire vie di circolazione interne ed esterne a senso unico, inibendo l’accesso agli ascensori a più di una persona per volta;
Chiudere le sale fumatori, adibendo a tale scopo uno spazio esterno;
Contingentare gli spazi destinati al personale esterno;
Massimizzare il ricorso alle forme di lavoro agile, prevedendo turni in presenza distinti, con disposizione delle postazioni a scacchiera e distanziamento di almeno 2 metri;
Riprogettare gli spazi di lavoro secondo una logica di “activity based working”, supportati anche da tecnologie di prenotazione delle postazioni di lavoro;
Sanificazioni quotidiane e straordinarie;
Destinare uno spazio a zona di quarantena in caso di emergenza e formare le squadre di emergenza ad intervenire. Ogni persona soccorsa deve essere cautelativamente considerata “covid-positivo” e trattata come tale, evitando la respirazione a meno che non si disponga di un pallone ambu;
Effettuare misure di screening rapido mediante tampone antigenico, a cura del Medico Competente, nella consapevolezza che l’efficacia di tale misura è drasticamente ridotta in presenza di soggetto asintomatico;
Stabilire adeguati protocolli anti-assembramento, specialmente nell’utilizzo delle zone comuni;
Prevedere misure di isolamento cautelativo anche per quei casi potenziali e non ancora accertati, sia per contatto diretto che per contatto indiretto proprio o dei componenti del nucleo familiare;
Come tutti i piani, inoltre, grande attenzione dovrà essere posta sul piano formativo e informativo, mediante corsi online, campagne di comunicazione e sensibilizzazione. Un approccio integrato con protocolli di ingegneria comportamentale (quali la BBS – Behaviour Based Safety ), garantirebbe efficacia anche nelle realtà maggiormente complesse ed eterogenee.
* Giurista – informatico, Safety Manager e Business Continuity Manager del CSI Piemonte, ha maturato pluriennale esperienza sulle tematiche di sicurezza, business continuity, privacy e risk management. Formatore qualificato, è iscritto al repertorio degli Esperti BBS e docente ai corsi di perfezionamento presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. È inoltre autore di articoli su testate specialistiche e di un libro intitolato “Il nuovo codice in materia di protezione dei dati personali” edito da Giappichelli.
Questo contributo è stato pubblicato sul blog area pro-labour curato dallo Studio Legale. Qui il link.